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Luna piena e guardrail


Pier Adduce e band tornano da un tour live mai interrotto con un nuovo disco.
Nove tracce dal piglio post punk, istantanee notturne raccontate in musica.
Un blues primordiale che ha origine in un piede che batte il ritmo delle parole,
tra un omaggio a Tenco, suggestioni letterarie e polaroid di vita quotidiana.



Notturno, mobile, a tratti sfuggente, con improvvisi squarci di luce, Luna Piena e guard rail è il nuovo disco dei Guignol. Nove tracce dal piglio post punk, venate di blues in cui il frontman Pier Adduce raccoglie la lezione del grande scrittore russo Anton Cechov: “Non dirmi che la luna splende, mostrami il riflesso della sua luce nel vetro infranto”. Un pugno di nuove canzoni, che arriva dopo Porteremo gli stessi panni (2018), Abile labile (2016) e un infinito tour live mai interrotto.

Il disco è un susseguirsi di frammenti di vita immortalati in istantanee, storie in forma di canzone che si snodano in un percorso notturno attraversato da lampi di vita quotidiana. La luna che splende non si riflette più sui vetri rotti di Cechov, ma scivola veloce su un guardrail mentre la notte scorre via e i brani prendono forma lungo centinaia di chilometri in macchina rischiarati dalla luce lunare. Accanto solo il guardrail, metaforico e reale, confine oltrepassabile o meno, limitazione, il legaccio, confine che traccia curve e deviazioni che portano alla ricerca di non si sa bene che cosa, una dimensione vera di se stessi.

 

Luna piena e guardrail è l'ottavo album della band milanese, un disco di forti contrasti e contrapposizioni, di luci e ombre che si aggirano e alternano come su una giostra, attraendosi e annullandosi reciprocamente, danzando tra istinti di sopravvivenza, pulsioni vitali, smarrimenti e limiti non oltrepassabili,  proprio per questo sempre soggetti a superamento. Un disco dove crisi individuali e generali coincidono con la sconfitta definitiva o la riscoperta o il ritrovamento, talvolta, di se stessi.

 

«Tutto ha origine da un blues primordiale: una suggestione che porta a un testo, un testo che suggerisce il suono e il piede che batte il ritmo delle parole, solo dopo arriva l'armonia» spiega Pier Adduce, parlando della genesi delle canzoni di cui firma testi e musica. Un approccio scarno ed essenziale, che prende corpo attraverso immagini evocative, tra folk, post rock ed echi di chansonnier francesi e italiani e un songwriting in cui affiorano echi letterari del secolo scorso, ormai: dal Deserto dei Tartari di Dino Buzzati, alle Città Invisibili di Italo Calvino citati nel disco. Questi paesaggi notturni, domestici, urbani o desolati non luoghi sono abitati da figure scricchiolanti, claudicanti, fragili eppure indomite, che appaiono sotto i chiari della luna piena dei Guignol, che nel disco omaggiano anche Luigi Tenco, riarrangiando e suonando la sua scarna e appassionata Se potessi.

 

Una band rinnovata e ritrovata accompagna Pier Adduce: dalla sezione ritmica di Paolo Libutti al basso e Michele Canali alla batteria, alla chitarra elettrica di Antonio Marinelli, insieme a Maurizio Boris Maiorano, impegnato con organo, piano e tablet.  I testi sono più declamati e cantati e la voce di Pier Adduce come lume nel buio guida l'ascoltatore nel profondo del disco con piglio più che mai teatrale e un timbro quasi da crooner, tra sonorità post punk, blues e roots e una fisicità del suono, che ora si fa trascinante, ora tenue e delicato, quasi malinconico, tratteggiato dai violini di Massimiliano Gallo e dalle voci di Max La Rocca e Susanna Buffa. Registrato nell'autunno 2019, Luna piena e guard rail è prodotto, mixato e masterizzato da Giovanni Calella del Diabolicus Studio e Guignol.


LUNA PIENA E GUARDRAIL


Track list


Il vizio
Il pendolo
Un altro modo
Via Crucis
Le Bonheur
Notte di fine luglio
Zio zio
Se Potessi (Luigi Tenco)
Luna Piena e Guardrail


Credits


Pier Adduce – voce e testi, chitarra acustica, armonica
Paolo Libutti - basso
Antonio Marinelli - chitarra elettrica
Michele Canali - batteria
Maurizio Boris Maiorano - organo, piano, tablet

Prodotto, mixato e masterizzato da Giovanni Calella e Guignol

Cover - Pier Adduce
Fotografie - Pier Adduce, Paolo Libutti, Antonio Marinelli "il Coda", Michele Canali e Maurizio Boris Maiorano, Caterina Di Biase e Klaus Brusati
Progetto grafico - Morris Ferrè

 



Porteremo gli stessi panni


A soli due anni dal precedente “Abile Labile”, tornano i Guignol sull'onda della fervida ispirazione di Pierfrancesco Adduce con un nuovo disco intitolato “Porteremo gli stessi panni”, titolo tratto da una poesia del poeta e grande attivista politico lucano Rocco Scotellaro.
Proprio da Scotellaro e da una vicenda biografica di Pierfrancesco nascono queste nove ballate atipiche e ancheggianti, che spostano il suono della band milanese dai nervosismi elettrici del predecessore ad una visione sonora all'insegna del folk popolare italico e americano, una frontiera densa di tastiere liquide e acidule, hammond e organi fantasmatici, chitarre legnose e bassi massicciamente sinuosi, ma pure slide, pianoforti sghembi, armoniche e tamburi battenti ritmi originari.

Queste scelte sonore – dovute ancora una volta alla collaborazione con il produttore Giovanni Calella (Adam Carpet, Georgeanna Kalweit and the Spokes, Alessandro Grazian) – scontornano una scrittura di puro storytelling che brano dopo brano costruisce una sorta di romanzo popolare sullo sradicamento, la speranza e la perdita di sé e delle ragioni del proprio essere o essere stati, in un passato ancestrale e mitologico e in un presente accelerato e ipertecnologico sempre più spersonalizzante.

I primi brani di questo disco – racconta Pier Adduce – li ho scritti velocemente dopo un confronto duro e animato con mio padre, a casa sua, in una fredda e umidissima serata in campagna, nella Basilicata. Da quel diverbio infarcito di imprecazioni, accuse e scuse, aneddoti e rievocazioni che mi parevano persistere dai tempi dell’infanzia, sono scaturiti i 'demoni' che da tempo chiedevano di avere un loro spazio: un piccolo posto d’onore finalmente, con me, a tavola, e sulla carta che mi accingevo a scarabocchiare rapidamente”.

La lettura di Scotellaro – di cui sono state musicale due poesie in apertura e chiusura del disco (“Padre mio” e “Pozzanghera Nera 18 aprile”) – ha fatto poi il resto, lasciando libera di sfogarsi “una piccola epica personale” che travalica l'autobiografia per andare a cercare un significato in un mondo passato, forse troppo rapidamente, dalla terra polverosa e violenta della provincia rurale al silicio dell'intelligenza sempre più artificiale.

In mezzo un filo rosso sangue (quello dei padri e dei figli, delle madri e dei fratelli) di canzoni sulla memoria, l’identità linguistica, il legame coi luoghi, l'evocazione attraverso i sensi, la bestemmia “come pratica lenitiva di chi può contare solo su di sé”: l'identità di ognuno che sfuma e che viene ricercata, anzi rivendicata per un sentore arcaico ben distante da ogni sciovinismo e mitizzazione.

Porteremo gli stessi panni” è un disco che racconta di matrimoni per convenzione (“Diversi e opposti”), padri emotivamente aridi (“6 fratelli”), indiani metropolitani e donne dimesse (“Come Maria Vergine”) ragazzi di periferia (“L'orizzonte stretto”) e eroina (“1979”). Le canzoni devono molto alla lettura di Luciano Bianciardi (a cui è dedicata “La promessa”), di Carlo Levi e Danilo Dolci e i miei sempre cari Enzo Jannacci e Giorgio Gaber per parlare di Milano, senza dimenticare i grandi narratori del nostro 'blues' mediterrano più dissacrante, vernacolare e profondo come Matteo Salvatore e altri ancora”.

Con un songwriting spesso di stampo neorealista e una band ancora una volta rinnovata – le new entry sono Antonio Marinelli “il Coda” alle chitarre elettriche e Michele Canali alla batteria (ma nel disco dietro le pelli c'è Dario Marchetti) accanto al bassista Paolo Libutti – i Guignol dopo quasi un ventennio di musica e canzoni rilasciano il loro disco più poetico e cantautorale. Un lavoro che ha messo le proprie radici fra le costole di chi scrive per allungare i propri rami sino alle altezze dei grattacieli e intercettare nell'aria digitale del presente gli scampoli di umanità – disgregata, disperata e rabbiosa, ma sempre vitale e non disposta ad arrendersi – di chi ha mantenuto lo spirito ribelle, come scriveva Scotellaro, della “turba dei pezzenti, / quelli che strappano ai padroni / le maschere coi denti.

 

Crediti


Pier Adduce – voce, testi, chitarre acustiche ed elettriche, armonica, slide
Paolo Libutti – basso
Antonio Marinelli “il Coda” - chitarre elettriche
Michele Canali – batteria.

 

Prodotto, mixato e masterizzato da Giovanni Calella, tra il settembre e il novembre 2017, presso la sala prove "Strane Officine", in Via De Marchi 10, Milano, e il "Diabolicus Studio" di Milano, Via Watt 5.
Produzione esecutiva di Guignol e Atelier Sonique.
Le batterie presenti in tutti i brani sono state suonate da Dario Marchetti.

Le foto della cover, e quelle all'interno del booklet, sono di Luca Swanz Andriolo, Francesca Tresoldi e Pier Adduce.
Progetto grafico a cura di Morris Ferrè.

L'utilizzo dei testi dei brani "Pozzanghera Nera il 18 Aprile" e "Padre mio" ( editi da Mondadori Editore), appartenenti al poeta e attivista politico lucano Rocco Scotellaro ( 1923-1953), è stato gentilmente autorizzato dal nipote del suddetto, il Sig. Rocco Vincenzo Scotellaro, a cui va il nostro ringraziamento.

 

Questo disco è dedicato anche alla memoria di Giulio Sagone, amico fraterno e bassista dei Guignol dal 2006 al 2013, scomparso prematuramente l’ottobre scorso.



 

Abile Labile


Sesto lavoro per la band milanese con una nuova formazione. E la volontà di raccontare con il consueto elettrico ghigno beffardo la fragilità e la voglia di reagire dell'uomo nell'alienazione del presente.

 

Con queste canzoni ho provato a mettere in piedi un mio piccolo immaginario simbolico fatto di figure resistenti e resilienti, ordinarie e straordinarie insieme, solitarie e diverse, avvezze a frequentare tanto i luoghi più oscuri e sordidi quanto a splendere in un gesto di comprensione, pietà o sacrificio, anche estremo”. Racconta così Pierfrancesco Adduce il ritorno della sua ghignante creatura rock'n'roll, i Guignol.


Abile labile” è il sesto disco della band milanese, forse uno dei più ispirati dell'intero percorso e certamente quello che riesce ad unire meglio – anche grazie alla produzione di Giovanni Calella – l'attitudine cantautorale che anima da sempre Pierfrancesco con un suono elettrico umorale e nervoso, un ibrido di influenze punk, blues, garage, noise, contemporanea, musica mitteleuropea, folk e rock frutto di tantissimi ascolti e altrettanta musica praticata.

 

Abile labile” ripresenta i Guignol con una nuova formazione, che vede gli ingressi di Paolo Libutti a inserire una robusta linea di basso e del giovanissimo Raffaele Renne con la sua chitarra graffiante, oltre al consolidato drumming di Enrico Berton ai tamburi, mentre Pierfrancesco Adduce torna al ruolo vero e proprio di voce/front man, libero o quasi dall'uso di strumenti.
E' con questa formula che i Guignol hanno imbastito le undici canzoni di “Abile labile”, accomunate da “un filo conduttore che mi ha suggerito il titolo e si è rivelato alla fine della stesura dei pezzi, ciascuno a raccontare una storia e un personaggio, in un insieme di orgoglio e vergogna, forza e fragilità, pudore e strafottenza, ma anche disperata vitalità: quella di chi prova, anche solo per un giorno, un'occasione, a segnare una svolta e a scrivere le regole del proprio vivere in assoluta libertà, rispondendo solo a se stesso”.

 

Ma pur accomunati da questo forte ascendente esistenziale, i brani di “Abile labile” possono essere divisi in tre gruppi con specifiche peculiarità. “Canzoni come 'Salvatore tuttofare' (anche primo singolo dal disco, ndr), 'Polvere rossa, labbra nere', 'L'uomo senza qualità' – spiega Pierfrancesco – trattano la disumanizzazione, la violenza, lo sfruttamento, il ricatto come elementi sistemici, endemici alla società in cui siamo e il suo livello di alienazione e indottrinamento fra propaganda ansiogena e disgregazione di tutti i collettori sociali”. Altre come “'Luci e sirene', 'Sora Gemma e il crocifisso', 'La coscienza di Ivano' tratteggiano figure a loro modo 'imprendibili', resistenti o vicine al collasso, ma libere”. Poi ci sono “brani come 'Rifugio dei peccatori', 'L'angolo' e 'Piccolo demone' che riguardano invece la sfera più personale, quella delle proprie inadeguatezze e debolezze, dei propri demoni da esorcizzare”.

Non stupisce dunque che, alla luce di ciò, nella tracklist compaia anche una rilettura de “Il merlo” di Piero Ciampi, “personaggio unico, libero, anarcoide e al contempo prigioniero di se stesso, fino ai limiti dell'autolesionismo”. Una sorta di riferimento da inseguire ma opponendo alla distruttività verso cui la vita ci vorrebbe condurre “il coraggio della fragilità, la forza dell'individuo che anche quando è con le spalle al muro accetta la sfida della propria sconfitta, superandola, talvolta, con destrezza e volontà irriducibili”. E con quel ghigno carico di tenacia e di ribellione libertaria che è il marchio di fabbrica dei Guignol.



Ore piccole


"Ore Piccole", quinto album del Guignol, è un disco di viaggi reali e immaginari (dolenti o solo a tratti lievemente agro-dolci) di anime sonnambule, dedite a esorcismi notturni volti a scacciare i fantasmi diurni.
In una galleria di ectoplasmi tutt'altro che diafani o impalpabili, il tutto viene poi reso e raccontato spesso con un surplus di spirito alcolico, su uno sfondo tipicamente metropolitano (salvo rari scorci di spazio aperto a dar luogo a rare fughe) transitando perlopiù in non-luoghi tanto reali quanto immaginari.
Canzoni per anime fuori posto e fuori tempo/dal tempo, tempo di periferie urbane, di ieri e di oggi, coi suoi disadattati cronici, i visionari, sentimentali e cinici insieme. E ancora: millantatori e animatori di bar notturni, portatori sani di vertigine da svolte esistenziali, viaggiatori al buio in cerca di nuovi approdi, piccole città, ideali incontri-scontri di padri/madri e figli, incantati e disillusi passaggi di consegne tra adulti-eternamente bambini e bambini fin troppo precoci, le speranze di futuro tradite sulle macerie morali e non del Paese.
Su tutto, l'urgenza ancora di raccontare, tenere e tenersi vivi nelle ore piccole della notte, quando tutto si altera, tocca il culmine e muore ma appare così anche più nitido e chiaro per quello che è, per poi rinascere, ancora, angosciosamente, magicamente.

I GUIGNOL ripartono con un nuovo ciclo, una band rinnovata e una nuova produzione, mantenendo pero' un filo ideale col passato recente, segnato dall'ultimo, "Addio cane!" (2012), capitolo finale di un sodalizio lungo 13 anni, 4 album, 2 EP, migliaia di Km percorsi, vita e cose condivise assieme.
Saldamente (si fa per dire) nelle mani di Pier Adduce, leader fondatore e ideatore di testi e musiche di quasi tutta la produzione dei Guignol, il nuovo "Ore Piccole" si avvale della nuova line-up che vede Enrico Berton ai tamburi, Stefano Fascioli al basso e Davide Scarpato alla chitarra e al violino elettrico e la produzione nuova di Giovanni Calella ( già coi Guignol sul palco sporadicamente nel tour per il disco "Addio cane!"), musicista e arrangiatore/produttore artistico per progetti come Kalweit and The Spokes, Adam Carpet, Alessandro Grazian ecc...


01- L'Ulisse
02- Gli alberi degli impiccati
03- Certe cose
04- Tappezzeria
05- Piccola città
06- Il quartiere
07- MR. Faust
08- Un pezzo alla volta
09- Staremo bene
10- Le consegne

Addio, cane!


Il quarto album dei Guignol è un viaggio-esplorazione nel “mezzo del cammin di nostra vita” anagrafica e artistica, tra gli effetti del pm10 e vaghe visioni oniriche, dalle periferie urbane come dai molti, possibili, luoghi della mente.
Addio cane! è anche una sorta di commiato, la fine di un ciclo, attraverso alcune memorie personali, storiche e di gioventù, di fronte a un fragile presente e a una miope o strabica visione futura.
Le figure inquiete presenti nelle 11 tracce sono, perlopiù, girovaghi pelle e ossa, ciondolanti, balbuzienti freaks di una sgangherata parata, spianata dai manganelli nelle piazze d’Italia o reclusa nell’alienante afasia di un ufficio lavorativo.
Sono blues di irresistibili dipendenze psicologiche o fisiche, intonati su vascelli metropolitani in rotta verso nessun luogo, affondati al largo della propria inquietudine, nell’assurdo mare dell’esistenza che rinfaccia il torto di ostinarsi a vivere, pur provenendo dal lato “sbagliato” del mondo.
Famiglie implose e i loro eterni ragazzi dalle orecchie d’asino e la scimmia addosso, in balia del giostraio che li fa girare sempre in tondo, nell’inerzia di una inesauribile energia. E poi, ancora: campioni suonati al declino, scimmie ammaestrate o dispettosi alter-ego, un dio in offerta-omaggio, dopo mille promesse andate deluse e un vecchio cane a riportare tutti a casa e a dirti addio.
Realizzato tra febbraio e marzo 2012, nello Studio Casa Medusa di Milano con la produzione artistica e l’apporto di musicisti quali Francesco Campanozzi (Le Gros Ballon, Fabrizio Coppola, Alessandro Fiori) e Paolo Perego degli Amor Fou, masterizzato da Tommaso Bianchi al White Studio di Firenze.


01- Quello che vi dirò
02- Blues del buco
03- In omaggio il tuo dio
04- In nessun luogo
05- Un giorno fra i tanti
06- Il torto
07- Padri e madri
08- Girotondo
09- Cani e figli tuoi
10- La scimmia
11- Addio cane!

Una risata... ci seppellirà! Il terzo album dei Guignol imbraccia "le armi" della satira e della parodia, dentro e contro il conformismo comune, la propaganda da regime, il populismo becero da videocrazia. 10 episodi narranti solitari lampi di vitalità, velleitari e isolati atti d'amore, flebili e remoti ricordi di ingenuità e genuinità perdute o svendute al cinismo, tragicomici, goffi tentativi di riscatto. Una risata grassa e amara su una disfatta umana e culturale, un arrivederci (forse) in un futuro migliore o perlomeno diverso. Musicalmente il disco più rock'n'roll, il più sferragliante e sfrenato e anche il più vario dei Guignol, tra pop, blues e garage, tra canzone d'autore e punk rivisitato. Prodotto artisticamente dai Guignol stessi con Francesco Campanozzi (Marco Notari e Madam, Le gros ballon) e Paolo Perego (Amour Fou) di Casa Medusa, il disco si arricchisce anche delle partecipazioni di Cesare Basile, Amaury Cambuzat (Ulan Bator, Faust) e Davide Gammon (Hikobusha).


01 - Il sonno ritrovato (3'33")
02 - Farfalla (3'47")
03 - Cristo è annegato nel Po (4'07")
04 - La montagna (4'13")
05 - Il paradosso (5'40")
06 - 12 marmocchi (3'20")
07 - Dall'altra parte (3'06")
08 - Intermezzo (1'10")
09 - Polli in batteria (3'34")
10 - Il turno (4'27")
11 - L'incendiario (10'52")

Canzoni dal cortile


"CANZONI DAL CORTILE", il nuovo EP dei GUIGNOL.

Scaricabile gratuitamente da questa pagina a partire del prossimo maggio, raccoglierà 5 tracce suonate prevalentemente in acustico, a riprendere il suono e l'espressività scarna/scabra, priva di amplificazione ma corale e vibrante dei brani eseguiti, spesso proprio in questa veste, nel tour dei Guignol per il secondo album "Rosa dalla faccia scura".

L'EP è stato realizzato presso "CasaMedusa", a Milano (Baggio) in co-produzione con Paolo Perego (NOA, Fiamma Fumana, Fabrizio Coppola ecc..) e Francesco Campanozzi (NOA, Fabrizio Coppola, Le gròs balons ecc..) e masterizzato presso lo "StudioMeda 25" da Simone Chivilò (RadioFiera, Massimo Bubola ecc..)

CANZONI DAL CORTILE conterrà 4 episodi ripresi con chitarre acustiche, basso, batteria al minimo, organo e carabattole varie dal vecchio repertorio dei Guignol:
"Profondo Blu'" (da "Sirene", Toast Records Ep del 2003) ;
"Il branco" e "Danza dell'orso" (da "Guignol", Lilium Produzioni, album del 2005) ;
"Strada per dio sa dove" (da "Rosa dalla faccia scura", Lilium Produzioni, album del 2008) ;

più, in aggiunta, un inedito dal titolo FARFALLA (piccolo dramma sul sentimento della colpa o sul senso di responsabilità di una figura maschile, la cui innocenza è da tempo irrimediabilmente perduta, "consumata" dall'esperienza), anticipazione del prossimo album previsto per il 2010.

Rosa dalla faccia scura


Registrato all' "Hammil studio" di Milano, tra il dicembre 2006 e il gennaio 2007, mixato e lavorato al Bips2 da Attila Faravelli e masterizzato al "Sound & Web Factory" da Maurizio Giannotti nell'ottobre 2007.
Il disco vede nuovamente alla produzione artistica gianCarlo Onorato (come nel precedente "Guignol") con Attila Faravelli a curare i suoni. Ospiti all'interno del disco lo stesso gianCarlo Onorato e Amaury Cambuzat (Ulan Bator, Faust, Acid Cobra ecc...).
"Rosa dalla faccia scura" conta undici "spinose" canzoni di ruvido, irruento rock blues e melodie folk/pop ad arricchire il tutto.

Rosa è giovane di indocile sfrontatezza, dolce e ruvida, meticcia e tzigana, come l'anima bambina dimenticata da ognuno nell'ora dei compromessi piùavvilenti della vita.
Rosa è scura di esistenze raminghe, di chi si trova a migrare (per forza o per scelta, in senso letterale o solo figurato) ed è per questo destinato a rafforzarsi, a ergersi o a perire, con addosso i segni dei passaggi attraverso i luoghi e i conflitti di ogni tipo - quelli personali prima, quelli condivisi poi - forti della sola propria diversità e unicità.
Rosa è la brezza tesa di altri luoghi, tempi e culture soffiante sui miasmi delle nostre città, le città di un Paese in caduta libera, la deriva aggrappata a una strenua vitalità, la bellezza destinata a perdersi ma in qualche modo ancora capace di vivere fino in fondo giorno per giorno, un giorno per volta.

Pier Adduce



01. L'indiano (5'42'')
02. Ballata dei giorni andati (3'00'')
03. Rubacuori (5'40'')
04. Stupore (3'22'')
05. L'ultima canzone (5'15'')
06. Famiglie (3'40'')
07. Il grande complotto (5'03'')
08. Il Cielo stava a guardare (4'25'')
09. Strada per dio sa dove (2'32'')
10. La fuga (3'19'')
11. Il sole si fa rosso (5'36'')

 

Guignol


In seguito a una frequente attività live, tra cui le partecipazioni al Festival della musica di Mantova, al Premio P. Pavanello Di Trento e un concerto al Balsam Club di Varsavia, avviene l'incontro con gianCarlo Onorato che maturerà un'intensa collaborazione, sfociante nella produzione del primo album "Guignol" (Lilium/Venus). Pubblicato nel dicembre 2005, "Guignol" rappresenta una visione insieme interiore e lucidamente critica del vivere il presente in una realtà urbana decaduta come quella di Milano e più in generale del Paese, un album di rock figlio diretto di un "blues" malato, intriso di rumorismo, minimalismo e intimamente vicino al rock d'autore più rabbioso e malinconico.
In seguito all'ottimo riscontro di critica per l'omonimo album, i Guignol riceveranno un riconoscimento tra le rivelazioni cantautorali al MEI di Faenza nel novembre 2006.




01. Il branco
02. Danza dell'orso
03. Una volta di più
04. Jamaica's bar
05. Festa di Pepe
06. L'Ovest da qui
07. Sulla tua testa
08. Per non lasciare segni
09. Intanto che
10. Festa di Pepe (ripresa)
11. Story of Isacc" (Storia di Isacco)

 

Sirene


Sirene (2003)
EP , Toast Records

Il disco di esordio dei Guignol, un Ep di 4 brani edito da Toast Records.