Recensione da: "Il Mucchio" di luglio 2012 di Federico Guglielmi
Quattro album e due ep in dieci anni di attività discografica non sono pochi e denotano, se non il valore assoluto di un progetto almeno una notevole determinazione da parte dei suoi artefici nel farlo crescere e, se possibile, incrementarne i consensi. Per quanto concerne i Guignol, va detto, i risultati pratici sono stati purtroppo inferiori alle legittime attese, vista la qualità di un rock d'autore fortemente influenzato dal blues e dunque immerso in atmosfere notturne oltre che autorevole a livello di testi: possibile, dunque, che il titolo - geniale: provate a leggerlo ad alta voce, rispettando l'assenza della virgola fra le parole che lo compongono - riveli la volontà del quartetto milanese di ritirarsi presto dalle scene. Se andasse così sarebbe davvero un peccato, soprattutto alla luce della bontà di queste undici canzoni scure ma non tetre, scarne ma non povere, avvolgenti ma scosse da vibranti tensioni rock, oniriche ma legate al quotidiano, tendenzialmente letterarie ma non pretenziose, un po' austere ma godibilissime.